Cristo aveva per diritto della Sua natura divina la massima Gloria dall'eternità preesistendo nella forma di Dio presso il Padre (cf. Fil. 2,6 Gv 1,1ss).
Venendo tra noi uomini per nostro infinito amore, con la sua estrema spoliazione, ha acquistato per merito, la Gloria che aveva già per Sua natura (Gv 17,5). Ha "imparato" a sue spese, dalle cose che patì, ad essere sottomesso ed ubbidiente in tutto fino al totale annientamento con la morte di Croce. Non possiamo immaginare quanto dolore non solo fisico ma anche interiore, ha dovuto sopportare Gesù per salvare l'uomo dall'abisso del peccato e per tirarlo fuori dalla schiavitù di un tiranno implacabile. Una idea di questa immane sofferenza ce la possiamo fare pensando a quel raro fenomeno di ematoidrosi (sudore di sangue durante l'agonia nell'orto degli ulivi) che Egli sperimentò ancor prima di essere torturato e crocifisso fisicamente, al pensiero di ciò a cui andava incontro e al rifiuto del suo amore da parte di tanti.
Ma non possiamo sapere cosa provasse il Padre celeste davanti allo spettacolo di un simile sacrificio del suo dilettissimo, inerme, innocente, ubbidientissimo Figlio !!!
Ciò che ad Abramo non ebbe il coraggio di chiedere fino in fondo, risparmiando la vita del suo unigenito Isacco, che Dio aveva chiesto al suo fedele di offrirgli in sacrificio, come figura di ciò che doveva poi avvenire nella realtà, Egli lo chiese a Se stesso e al proprio Unigenito a cui non risparmiò la morte ma nemmeno la ignominiosa passione che lo accompagnò fino all'ultimo respiro. Quale condizione si possa essere prodotta nel Padre in questo atto sacrificale del Figlio non ci è dato nemmeno immaginarlo, tantomeno descriverlo: possiamo solo pensare che avendo Gesù stesso detto: " il Padre è in me e io sono nel Padre", la sofferenza del Figlio sul piano umano possa essere stato vertiginosamente vissuto anche sul piano divino dal Padre. Anche se Dio è per natura, immutabile e impassibile, e quindi non è possibile sapere in che modo il Padre abbia potuto partecipare alla sofferenza del Figlio, tuttavia certamente egli "conosce" tanto perfettamente il Figlio da essere e da vivere in Lui e da essere con Lui una cosa sola. (Gv 10,15 e 30) Per questo, pensando a cosa sia costata la nostra redenzione e il nostro riscatto, non sciupiamo l'occasione di aggrapparci tenacemente e con tutta la nostra libera volontà a quella Mano dalla quale nessuno può rapirci. (Gv10,28)
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